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Set Me Free

17 Mar

-Ma perché beve così tanto? Domandò la coscienza ad un inconscio silenzioso;
-Non so che risponderti, forse per ripararsi dal freddo, guardalo infatti come affronta il mare burrascoso su quel guscio di noce a motore, senza un fremito, un tremore, un’incertezza.
La baia era enorme, le cittadine si affacciavano riflettendo sullo specchio d’acqua scura.
Era partito con un’intenzione ben precisa, e non aveva mai governato una barca in vita sua, eppure era nel centro del golfo, inondato da ogni dove, preda di correnti e ondate salmastre, su uno scafo che continuava ad imbarcare acqua.
Preda di un’euforia che nemmeno lui avrebbe saputo spiegarsi, pronto per fare quello che si era prefissato. Pur sapendo che era una missione impossibile. A tratti il mare sembrava calmo, un’immensa distesa di gelatina scura su cui le luci si riflettevano tremolanti. Era su un barchino leggero e per nulla resistente, ma lui era pronto a tenerlo insieme a preghiere e bestemmie, laddove fosse stato necessario. Dietro gli edifici illuminati delle varie cittadine che si affacciavano sul mare si intravedevano, di quando in quando, fulmini accecanti seguiti, a breve distanza temporale, da tuoni assordanti.
Poi le onde si alzavano e lo inzuppavano, mentre continuava a tirare acqua fuori dall’imbarcazione.
-Non capisco nemmeno dove sta andando, e se non lo so io, non riesco neppure ad immaginare come faccia a saperlo lui
-Perché non ne ha la più pallida idea, segue solo un istinto, si lascia trasportare, proverbialmente, dalla corrente.
-Temo per la sua incolumità. E per la nostra, a dirla tutta.
-Quale incolumità? Ti senti al sicuro adesso che siamo contenuti da questo involucro abbandonato? Queste correnti e queste onde sono nulla, in confronto a quello che affronta ogni istante della sua vita sulla terra ferma.

«È colpa di questa vita fottuta, non sai mai cosa ti succederà dopo. Per questo che Nadine ha scelto la via più facile per uscirne, è per questo che Dianne vuole continuare. La maggior parte della gente non ha idea della sensazione che proverà tra cinque minuti, per un tossicomane invece è diverso: lui lo sa, gli basta leggere un’etichetta.»*

-Come ricorderai le parole che James Fogle dice per bocca di Robert Hughes sono tra quelle che sempre gli sono rimaste più impresse, tra tutte quelle che ha letto ed ascoltato in questi ultimi cinquanta anni.
-Non siamo mai stati in grado di fornirgli modelli migliori, a quanto pare.
-Non erano quelli che cercava, e non erano quelli che avremmo trovato mai. Non puoi fartene una colpa, non devi fartene un cruccio, è andata così. Guardalo però come si impegna, non ha idea di quello che sta facendo, è per quello, forse, che non può sbagliare.

Una cascata d’acqua lo investe da ogni parte, esce dal tunnel formato da un’onda enorme e si dirige dapprima verso la costa di una cittadina che ora pare vicinissima, poi vira tutto a sinistra e finalmente approda su una spiaggia. Come fosse un avatar di un videogioco, resosi conto di avere sbagliato manovra torna indietro e poi, puntata la spiaggia manda il motore a manetta fino a portare il barchino diretto sulla sabbia della spiaggia. Una volta a terra ribalta lo scafo per non farlo riempire di pioggia, che nel frattempo ha iniziato a scendere copiosa da un cielo nero e privo di stelle.
Per un momento guarda in alto in cerca della luna, e con un sorriso maligno si rende conto che, per una volta, anche quel maledetto sasso in orbita su cui il sole si riflette, era stato inglobato dalle nuvole oscure.
-Secondo te pensa che tutto questo sia un sogno o che sia reale?
-A giudicare da come lo sta affrontando direi che per lui non fa molta differenza.
-C’è forse una reale differenza tra le due cose, la realtà ed il sogno?

Una volta a terra si affretta a trovare un riparo, per asciugarsi un minimo.
Poi parte verso una direzione che non conosce ma intuisce in un modo che non comprende.
La coscienza domanda all’inconscio se è opera sua,
-Stavo per farti la stessa domanda…
Finalmente arriva ad un caseggiato. Una lunga costruzione su due piani senza alcuna rifinitura esterna. Niente cortina, niente mattonato, niente intonaco, solo cemento grigio, in mezzo ad un tratto di campagna incolta. Un cancello di ferro vecchio e rugginoso ed una recinzione di rete metallica e paletti di cemento. Il cancello è accostato.
Entra e arriva al patio dove la porta d’ingresso è aperta. La pioggia ha smesso per un momento di scendere violenta.
Entra nella casa e trova suo padre ad aspettarlo, con aria severa.
-E di questo ne sapevi qualcosa? Domanda la coscienza all’inconscio,
-Anche stavolta, stavo per farti la stessa domanda.

L’uomo rivolge al padre una semplice domanda:
-Dov’è?
Senza bisogno di attendere risposte una bellissima ragazzina di sedici anni si affaccia da una delle mille stanze della casa e lo saluta con un sorriso enorme, e lo chiama per nome.
Il cuore gli si stringe nel petto.
-Cosa ci fai qui? Che sorpresa!
-Sono venuto a portarti a casa, prepara le tue cose, partiamo stanotte.
La ragazza non fa domande né oppone la minima resistenza, anzi, sempre sorridendo inizia a preparare una sacca con scarpe e vestiti.
Intanto lui si aggira per la stanza con aria trasognata. Vede dei giocattoli piuttosto fragili su un ripiano, e delicatamente li ripone nella sacca, stando bene attento a non rovinare la carrozza coi cavallucci, ricca di dettagli a pressione, pronti a saltare via al minimo movimento sbagliato, e il piccolo camioncino dei pompieri.
-Ma perché mi porti via con tutta questa fretta?
-Non lo so, perché devo. E tu sai che devi venire con me.

Il padre li osserva dalla porta, vorrebbe dire qualcosa ma sa che è assolutamente inutile.
Nella casa aleggia un ottimo profumo di minestrone e si sentono le voci di qualche quiz a premi mandato a tutto volume dai televisori delle varie stanze.
Nessuno degli altri si affaccia a vedere cosa stia succedendo, e l’uomo, in cuor suo, è grato di questo.
-Adesso dobbiamo mettere questi bagagli al sicuro, mi servono sacchi della spazzatura o qualsiasi cosa impermeabile ci sia in casa, papà?
-Sì, ci sono delle sacche impermeabili, puoi mettere tutto in una di quelle.
La ragazza resta un momento interdetta e poi domanda perché sia così importante,
-Perché tuo fratello ti sta portando via con una barca, vero?
-Sì, ed il mare è mosso, e il temporale è violento, quindi sbrighiamoci ad andare via adesso che il cielo sembra avere trovato pace un momento.

L’uomo e la ragazzina si prendono per mano, l’uomo si è caricato sulle spalle i bagagli, e spera che quella carrozza con i cavallucci non perda neanche un pezzo. Anche se non sa perché sia così importante.
Corrono verso la spiaggia dove la barca li aspetta, il mare adesso sembra calmo.

-Credi che ce la faranno a tornare indietro?
Domanda la coscienza all’inconscio, che risponde:
-Non ne ho idea, non credo sia un problema in ogni caso, vada come vada tutto questo non è che un sogno sognato da un tipo che preferirebbe restare a sognare piuttosto che vivere davvero la vita che si è servito da solo sul piatto. Siamo la coscienza e l’inconscio di un uomo che, se potesse, si disferebbe di noi senza pensarci un momento. Lo vedi che non è felice? Lo senti come si sente in realtà, mentre sorride e dice che va tutto bene? I suoi pensieri non solo li senti, ma li produci addirittura, e credi davvero che non preferirebbe annegare in quel mare nero piuttosto che svegliarsi ancora domani con i pensieri, i dubbi e le domande che lo mangiano vivo? Mentre sogna può sognare di essere con qualcuno felice di vederlo, quando è sveglio può solo fare i conti col fatto che è solo come un cane. E che se è solo come un cane è solo colpa sua, che negli ultimi trent’anni non ha fatto che recidere rami, tagliare fusti, strappare radici, fino a creare il deserto che lo circonda.
In ogni caso eccolo che mette in acqua la barca, staremo a vedere quanto lontano riusciranno ad andare lui e quella sorella immaginaria che è andato a riprendersi da un dove che non sappiamo nemmeno noi.
La mente è un territorio oscuro e noi siamo solo superficie. Sotto di noi ci sono diavoli ed angeli in lotta, fiamme e ghiaccio, mostri e splendide creature pronte a divorarti appena scorgono una tua debolezza, per poi lasciarti agonizzante a pensare che è stata solo colpa tua, che ti sei avvicinato troppo.

*Drugstore cowboys Gus Van Sant 1991