Archivio | 6:45 am

RadaR

6 Mar

Imparare a captare i segnali.
Sapere cosa dicono le persone quando non parlano. Sapere cosa non dicono quando parlano.
Imparare a riconoscere quella vibrazione.
È un’onda che si propaga attraverso qualsiasi mezzo. Voce, parola scritta,  immagine  statica o in movimento.
Essere come dei radar, pronti ad alzare schermi difensivi.
Tenersi per sé tutti i pensieri.
Chiudersi nel silenzio e aspettare che tutto sia passato. In un modo qualunque.
Il concetto di condivisione è sbagliato, perché, come diceva un vecchio tossico che ha venduto milioni di dischi:
Quando c’ho il mal di stomaco, ce l’ho io mica te, o no?
Non aspettarsi mai niente di buono perché niente di buono è in arrivo per noi.
Captare i segnali. Per evitare di infrangersi come onde sulle alte scogliere.
Rendersi infrangibili come vetri antiproiettile.
Farsi scivolare di dosso le cose come fossero chiuse in una chat archiviata che non guardi mai.
Se è stato per le emozioni che ti sei reso così vulnerabile, il tuo dovere sarà ignorarle. Fino a che non saranno più niente.
Fino a che non resterà più nulla altro che fotografie, da raccogliere in un’unica cartella ed eliminarla in blocco. Per poi aprire il cestino e svuotarlo del tutto.
Perché non c’è nessuno al mondo che verrà a darti una mano. Tu non devi dare una mano a nessuno. Non devi niente a nessuno. Nessuno ti deve niente. Ripeterlo come un mantra.
È una nuova via del samurai, che aiuta ad accettare la morte, aiutando a uccidere il cuore per primo.
La causa primaria di tutti i nostri mali ed affanni.
È dal cuore che viene pompato il sangue che va ad irrorare i corpi cavernosi. È dal cuore che parte il sesso, volenti o nolenti, violenti o pedanti, volanti o passanti.
È dal cuore che parte l’odio, perché pompa un sangue diverso, un sangue affamato.
La vendetta è una brutta parola ed una bella sensazione, una brutta sensazione ed una bella parola. La vendetta è il motore di un mondo destinato a mangiare sé stesso perché impaurito dalla sua stessa ombra.
La vendetta in certi casi è tutto ciò che spinge un essere umano ad andare avanti.
Fosse l’ultima cosa che faccio ma gliela farò pagare. Molti non dicono queste parole, ma le vivono esattamente in questo modo.
Poi ci sono la noia, la paura di stare soli, l’abitudine, e mille altri aspetti dell’essere che portano a cercare compagnia.
Anzi, che portano le persone a cercare una reciproca compagnia che non ha altra giustificazione che non sia la rispettiva solitudine.
Io per quanto mi riguarda ho risolto: ho solo delle fedeli compagne che non mi abbandonano mai, fino a che non sono vuote. Allora le butto nella campana del vetro. Ma fino all’ultima goccia sono solo mie.
Le trappole migliori sono quelle in cui ci infiliamo da soli convinti di avere trovato una via di fuga.