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I’m on Fire

19 Apr

Ave Maria piena di grazia il signore è con te tu sei benedetta tra le donne benedetto il frutto del seno tuo Gesù… Senza pause, monocorde, privo di accento ed inflessione.
Dove la preghiera incontra il mantra, e l’uno con l’altra si spiegano le reciproche esistenze.
Il mondo moderno ed il mondo antico sopravvivono, in una linea di confine neutrale.
Sono così vecchio che ho visto al cinema”Amici miei atto secondo”.
Insieme a mio padre quando ero bambino.
Io cammino su quella linea immaginaria, quel confine tra presente e passato.
Tra foto in bianco e nero e calzoni a campana, e doppio taglio e barba lunga.
Tra la Roma di Falcao e quella di Mancini, tra le lacrime di Pertini e le smorfie della Meloni.
Sono un testimone ed a mia volta una testimonianza, del tempo che passa e che segna, come un debitore abituale.
Il tempo che è fermo e che incide, come un vandalo con la chiave, sulla fiancata di un’auto nuova.
Ho visto e vedo e, forse, vedrò ancora, questi giorni cambiare restando uguali.
Pigri, come orsi appena usciti dal letargo, scoordinati come bambini piccoli alle prese con dei passi di danza.
Ho guardato ed ho voltato lo sguardo da un’altra parte, ho vissuto ed ho finto di morire, per poi rinascere, se non più forte, almeno cicatrizzato, come uno squarcio di quelli che pensi che non si rimargineranno mai più. Ed un giorno di colpo ti svegli ed il sangue, ha smesso di uscire.
Arriverà il momento in cui, guardando quella linea dove i lembi di tessuto si sono congiunti insieme dopo lo strappo, non ricorderai come ti sei ferito.
O almeno dimenticherai il dolore che hai provato.
Tutto è passeggero, niente è nato per restare.
Siamo solo acqua che scorre lungo percorsi, troviamo la via, scavando la superficie, aggirando gli ostacoli, deviando il tragitto.
Troviamo la via convinti che sia l’unica possibile.
Ci sono persone che decidono il corso, se non dall’inizio almeno lungo il tragitto.
Mi piace pensare di essere una di quelle persone.
Mi piace pensare di essere uno in grado di prendere decisioni e, per quanto possano complicarmi la vita, portarle avanti nonostante tutto.
Contro ogni previsione, contro ogni pronostico, contro ogni logica a volte.

“Hey little girl, is your daddy home?
Did he go and leave you all alone? Mhmm
I got a bad desire
Oh, oh, oh, I’m on fire”

Ho dato un taglio drastico alle mie dipendenze, non so nemmeno io come, ma l’ho fatto. Ho tolto l’hashish dalla dieta, e mi concedo giusto un piccolo svago una volta al mese. I cinque grammi che una volta fumavo in un giorno, ora mi durano fino a dieci giorni.
L’alcool, che come ogni palliativo era diventato un problema reale, è tornato ad essere poco più che un divertimento.
Da usare al momento, senza farsi trascinare giù nel fondo limaccioso delle proprie paturnie.
Le sigarette le fumavo come dovessi trarne l’ossigeno necessario alla sopravvivenza. Un pacchetto e mezzo al giorno.
Ora fumo tabacco, ed il pacco da trenta grammi dura giorni e giorni.
C’è un risparmio in questo. E spesso mi domando, se avessi le possibilità che avevo magari lo scorso anno, che farei?
Continuerei ad essere così morigerato o premerei l’acceleratore sull’autodistruzione come ho sempre fatto?

“Tell me now, baby, is he good to you?
And can he do to you the things that I do? Oh no
I can take you higher
Oh, oh, oh, I’m on fire”

Preferisco non sapere la risposta e fare passare questo tempo così come passa.
Preferisco non sapere il finale e sperare di guardare il film fino alla fine, senza addormentarmi prima.
Senza preghiere, senza cantilene monotone, senza mantra ripetuti per sorreggere il mondo lungo l’asse immaginario della sua orbita.
Perché non è colpa di qualcuno quando ci gettiamo di faccia nel fango delle nostre sensazioni malate. E non è merito di nessuno se ci rialziamo da quel fango.
Solo nostro.
Come è nostra la colpa è nostro il merito.

“Sometimes it’s like someone took a knife, baby
Edgy and dull and cut a six inch valley
Through the middle of my skull”

Non avrei motivi validi, eppure sono felice, in questo momento della mia vita, nonostante tutto, sono felice.
Per tante di quelle ragioni che non starò a spiegare. Perché come ogni persona che ha l’hobby della scrittura, sono solo in grado di spiegare perché le cose vanno male, ed ho il blocco quando devo raccontare del perché, in fondo, sorrido.
Forse non ho neanche tutti questi motivi.
A tirare le somme non è che vada tutto come deve, e probabilmente da qui a un mese sarò di nuovo infognato a bere per spegnermi.
Ma beato a chi c’ha ‘n’occhio domani, come recita l’antica saggezza romana.