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Calaveras (y Viboras)

7 Mag

Una bambina piccola piccola, la penombra in una stanza piena di giocattoli, un letto grande e vuoto, uno piccolo, vuoto uguale, una culletta riempita fino al bordo da una bambina piccola piccola di età, e grande di corporatura. Il silenzio e in lontananza i ramones, un mix degli ultimi dischi, un addio prolungato, un mare di teschi sorridenti ed iracondi lasciati dietro la scia degli anni, come una scia supplementare. Un padre riasciuga il disastro inevitabile del bagnetto fatto alla bebé dentro una toilette troppo piccola per due, anche per uno e un pezzo. Fuma come un diesel perchè adora Tom Waits, altrimenti fumerebbe come una ciminiera. I fogli lo osservano, le matite lo biasimano, le ombre lo chiamano ma lui ha troppo da fare, troppo da fare, troppo da fare. La notte il silenzio è rotto dal rollío della mina sulla carta, se la carta è ruvida o è lisciaa, cartoncino o fogli da stampante, le ore sull’orologio corrono e corrono, oppure si fermano immobili, esattamente all’opposto di come ci sarebbe necessario. Quando abbiamo una fretta del diavolo quelle maledette lancette corrono e corrono, senza andare mai da nessunissima altra parte che non sia un ritardo di qualsiasi genere. Una pappetta, un negozio che chiude, una festa iniziata, una telefonata urgente. Il debito pubblico cresce vertiginosamente senza possibilitá, lui, di recessione. Il debito privato è privato nel senso di privazione: è talmente alto che tra poco sarà necessario privarsi anche di usare la carta da culo.

-Sssiete cosssì abituati a lasssciare che decidano per voi vita e morte, che accettate le ssscussse più assssssurde e le ssstorie più fantasssiossse, da parte di chi comanda, e poi sssquadrate con sssossspetto le vittime come fossssse loro colpa quella di esssere ssstate brutalmente assssssalite da qualche energúmeno…sssiete degli essssssere curiosssi voi bipedi…

Il serpente avvolge la calavera e ascolta pur essendo cieco, e sa che sta per finire di spalle rispetto al mondo, e questo era il suo addio.

La calavera tace imbarazzata di essere un teschio umano, avrebbe preferito di vacca o di topo, piuttosto, ma è solo frutto della collaborazione tra la testa e la mano, il braccio diviene l’anima che muove il corpo, la mano è l’esecutore divino, la mente l’emissario, il tramite celeste produce esorcismi in bianco e nero che sfumano le notti insonni passate a saltellare di canale in canale, rimuovi i calli tette grosse donne mature calde materassi ortopedici gioca il settantasei sulla ruota di vigevano giovani viziose nell’abbazia di san cumano a soli centoventisei euro ricorda:

-Tutto questo potrebbe essere tuo alla modica cifra di centoventisei euro più un abbonamento a vita a famiglia alsaziana, l’espianto degli organi ed il debellamento in via assoluta e totale del libero arbitrio. Invia un sms al 666 999 666 oppure al 777 999 666 col testo #s4t4n4m3cu1d4# e la tua anima apparterrà all’inferno in via del tutto anonima e riservata…

Il cielo sta cadendo giù e io voglio la mia mamma…

La piccola piccola dorme, la grande scorrazza tra i corridoi di una scuola che senza di lei sarebbe solo uno sfondo triste e verdino ospedaliero, nonostante tutti gli sforzi di abbellire, decorare e ricordare ai più che quello è “il posto dei piccoli”, l’odore stantío di mensa riporta i grandi ai loro pensieri. Le facce all’ingresso fanno pensare che chi è stato in galera non può non notare l’improvviso attufarsi dell’odore dell’aria, chi è stato in ospedale pure, chi si è fatto entrambi passa oltre e finge il nulla, copia le mamme coiffeurate: impeccabili anche in mezzo ad un mare di merda loro nemmeno lo notano lo stantío dell’aria, tanta di quella puzza sotto al naso servirà pure a qualcosa.

Un bocciolo di rosa si schiude nella cavità oculare di una calavera senza mascella, una candela sulla testa, una pergamena muta, linee sterili e pulite, non belle non brutte, incomplete e nient’altro.

-Dammi le ombre perché possano tenrmi compagnia, dice in un sussurro, la candela si spegne lasciando salire un filo di fumo in volte stondate, riccioli che si incastonano l’uno sull’altro, l’eco di parole mute su uno schermo, il segnale di chi cerca un contatto e lo cerca nel posto sbagliato, e questi teschi che continuano a domandare e parlare ed esigere e sopportare, sopportare l’esorcismo interminabile di un’anima malandata e piena di livore, rancorosa e piccola, cattiva e subdola, infida come tutte le anime che farebbero di tutto per la loro esclusiva salvezza, anche mentire.

-Dammi le ombre perché ottundano le tue parole

-Solo se la smetti di parlare come su un romanzaccio vampiresco…

-Perchè questo possa avvenire tu dovresti smettere di pensarmi come frutto di un romanzaccio, come tu lo chiami, vampiresco…

-Vabbé ecco l’ombre, mò m’hai pure un po’ rotto il cazzo

Il resto delle parole della calavera numero dos, viene ottuso dai vortici neri che gli escono da ciò che rimane di una bocca mangiata via dai decenni e dai vermi.

Il freddo sibilo gela ginocchia idiotamente scoperte, intorno il disastro post week end, famiglia uguale wild party 24-7…nessuna possibilità che si possa pore rimedio con queste poche forze…ma forse…

-E tutte le generazioni imbecilli che sssi avvolgono attorno alle epoche ricalcando passssssi giá percorsssi vi condurranno all’essstinzione, voi che sssiete sssanguinari come sssquali e vulnerabili come pulcini, vi vedo lampadarvi o massscherarvi da esssangui, vi osssssservo ammucchiarvi in orge o massssssacrarvi in ssscontri con la ssstessssssa apatia di fondo, guidati da uno ssschermo il vosssssstro compito del giorno ogni giorno è ssscegliere da chi farvi raccontare le menzogne…mi sssorprendo sssempre a sssapervi non essstinti, ma ssse io sssono velenossso voi sssiete letali per sssemplice contatto…

Il desiderio di mettere quel serpente nemmeno troppo aggraziato a tacere è forte, per non ascoltare la verità delle sue parole, così stupide vuote superficiali verità.

-Perchè è proprio superficiale la verità e questi teschi ne sono la prova: in controluce ne vedrete l’ovale del viso, i contorni degli occhi, il gonfiore voluminoso dei capelli, la gioia la sofferenza la luce il buio, l’aspetto che pensavate reale.

E nel profondo smembrato dove le carni sono solo brani essiccati ne vedete la forma che hanno, e non è così diversa. Lo stesso accade con ciò che viene ostinatamente definita verità: è poco meno di ciò che viene detto e poco più di ciò che viene sospettato. Se abbaia come un cane, se è grosso come un cane e se corre come un cane è un cane. Poi possono anche raccontare che è un povero ragioniere di Livorno col complesso di fido, però ve lo devono provare…

-fine seconda parte