Spine

13 Giu

Ha ancora senso definire un’interurbana?
E adesso che ci si chiama su WhatsApp come si chiama la tele selezione?
Quando mi chiamano dal famoso estero, come devo sentirmi?
Emozionato come mia nonna o incredulo e sospettoso come mio nonno?
Chi me lo dice a me che sei davvero il mio primogenito emigrato in Venezuela ormai trent’anni fa?
Chi sa che motivi hai per spendere un patrimonio e chiamarmi in tele selezione.
Fatto sta che mi fa lo stesso effetto di quando mi chiamano da un’altra regione.
O anche semplicemente da fuori Roma.
Niente di raggiungibile.
Quindi niente di troppo impegnativo.
Tipo nessuno può dirmi prendi l’olio che è quasi finito, se vive in Basilicata, per dire.
Ho tutto il dannato tempo del mondo per farlo, voglio dire.
Quando mi fanno quelle che coi telefoni col disco selezionatore si chiamavano interurbane, mi viene lo stesso effetto di calma piatta per cui tutto è distante e gli impegni lontani.
Ho la sveglia alle sei e devo essere al lavoro alle otto, però i veri impegni sono lontani.
Cioè, nulla di troppo complicato.
Non bisognerà avere questa o quella faccia.
Basterà una faccia da manovale #38 e la giornata passerà. Magari senza proposte, senza conferme. Una giornata X da passare senza infamia e senza lode.
Una giornata di quelle che ti dimentichi.
Non oggi.
Perché oggi no.
Ma magari un giorno te lo riesci a dimenticare.
Hai visto mai.
In fondo c’è chi ama le piante grasse.
Piene di spine.
Dolorose, quasi autosufficienti.
Niente con cui scambiare gesti affettuosi.
Ma c’è chi le ama.
È un mondo vario.
Dove ognuno ha la sua particolarità.
Io non so come chiamare le interurbane ora che ci si chiama online.
Quello restaura inginocchiatoi per pratiche bdsm.
Lui beve solo whisky con acqua.
Quell’altra è sincronizzata su un meridiano distante da quello in cui vive.
Lei si vergogna di essere alta e vorrebbe arrivare al metro e cinquantacinque per mettere il tacco dodici.
E c’è chi ama le piante grasse.
Piene di spine.
Dolorose.
Anaffettive.
Autarchiche.
In grado di produrre ciò di cui hanno bisogno.
C’è chi le ama.
E si è punto mille volte.
Ed è pieno di spine sottopelle che pizzicano ogni volta che vengono sfregate in un certo modo.
È un mondo vario.
Ed avariato.

Lascia un commento